Iniziare una collaborazione con un designer può significare dare luce ad una nuova linea di prodotti ma anche cambiare tecniche di produzione, ricercare nuovi distributori e approcciare un nuovo segmento di mercato, lontano da quello tradizionale. Ne abbiamo parlato con Gianluca Fabbro, titolare di Ceramiche Fabbro che ci ha illustrato la sua virata professionale e il suo punto di vista.
La prima volta che abbiamo incontrato Gianluca Fabbro era al Macef del 2010; il suo stand si presentava con bancali da stabilimento e affiancava collezioni della classica tradizione italiana a linee più giovani. Si intravvedeva già una voglia di cambiamento che, come il suo stand voleva comunicare, era saldamente ancorata alla vita del laboratorio, da dove tutto parte.
Lo siamo andati a trovare nuovamente circa un mese fa e, con passione e pazienza, ci ha illustrato la sua nuova avventura professionale.
La sua nuova gamma di prodotti è pensata per un pubblico nuovo, europeo e non, in grado di apprezzare la qualità ma soprattutto nuove forme e colori. Grazie alla collaborazione con la designer e ceramista Licia Martelli è nata una collezione fresca e giovane che porta con sè non solo un cambiamento stilistico, ma anche un diverso approccio distributivo e produttivo. Si è trattato infatti di introdurre nuovi stampi e nuove tecniche ma soprattutto imparare e formare gli addetti alla produzione. L’avventura, cominciata un anno fa, presenta un certo costo di investimento in macchinari e in tempo di messa in opera. Il rientro dall’investimento non si è ancora manifestato e i costi di produzione della nuova linea sono ancora più alti delle entrate. La nuova produzione è infatti supportata da quella più tradizionale ma il cambio è stato comunque un passo necessario, perché il confronto con la concorrenza è sempre più stringente e quindi occorre differenziarsi.
Go2prod: Se tornasse indietro, farebbe questo cambiamento?
Gianluca Fabbro: « Credo che il cambiamento fosse un atto dovuto e mi sono detto « o ora o mai più », così mi sono rimesso in gioco per apprendere nuove tecniche, nuove forme e nuovi colori.E’ stato ed è un bel gioco, anche se costoso e anche se al momento non riesco a delineare l’orizzonte di questa operazione …però sì, lo rifarei. Fino a quando ci si rivolge ad una clientela tradizionale si conoscono, grossomodo, i risultati. La mia svolta invece ha comportato un diverso approccio a distributori extra europei e a mercati totalmente nuovi; per questo mi devo abituare a misurarli e conoscerli.
Ripeto, la mia preoccupazione, come quella di ogni imprenditore, è far andare avanti il laboratorio e in questo senso la nuova linea non è ancora completamente autosufficiente ma, con il giusto mix, composto da una gamma più classica, le cose sembrano funzionare. Con tutte le precauzioni e preoccupazioni del caso, perché in Italia non stiamo attraversando un momento facile.
Nonostante tante difficoltà ci sono infatti alcuni segnali che ti danno la carica, come la domanda da parte di nuovi clienti oppure l’essere esposto ad un interesse mediatico da parte di riviste specializzate che prima non riuscivo ad avvicinare, proprio perché il mio prodotto occupava una parte tradizionale del mercato. Sicuramente indirizzarsi ad un nuovo segmento di mercato comporta anche fronteggiare nuovi concorrenti, ma imparerò piano piano a conoscerli.Credo infatti che la miglior strategia di differenziazione sia la creazione di un buon prodotto, che parli da solo. L’importante è non ripetersi, non copiare, continuare ad aggiornarsi ed essere disposti a cambiare ».
Go2prod:Grazie Gianluca, la ricontatteremo tra un anno per capire meglio i risultati del suo cambiamento.